Disagio mentale e psicoterapia

“Il lavoro psicoanalitico ci ha fornito la tesi che la gente si ammala di nevrosi in conseguenza della frustrazione, ossia la frustrazione dell’appagamento dei loro desideri libidici. [… ] Perché si generi una nevrosi ci deve essere un conflitto tra i desideri libidici di una persona e la parte della sua personalità che chiamiamo il suo Io, il quale è l’espressione del suo istinto di autoconservazione e che include anche gli ideali della sua personalità. ” (Sigmund Freud)

“Non è un segno di buona salute mentale essere bene adattati ad una società malata.” (Jiddu Krishnamurti)

I disagi mentali più comuni (escludendo quelli dovuti ad alterazioni chimico-fisiche o fisiologiche del sistema nervoso) possono essere spiegati come situazioni di insoddisfazione di particolari bisogni primari causata da ostacoli materiali, paure o conflitti tra bisogni, comprendendo sia i conflitti interni (cioè tra i diversi bisogni di un soggetto) che quelli esterni (cioè tra i bisogni di un soggetto e quelli delle persone con cui esso interagisce). Parleremo quindi di compatibilità e convergenza interna ed esterna tra bisogni per indicare il grado di concordanza (o conflitto) di interessi tra di essi, come rappresentato nella figura seguente.

Per esempio, esiste un antagonismo naturale, “strutturale”, tra i bisogni sociali e quelli di individuazione: mentre i primi motivano il soggetto a conformarsi alle norme del gruppo di appartenenza, i secondi lo motivano a ribellarsi alle norme stesse e a comportarsi e svilupparsi liberamente secondo le proprie inclinazioni innate. Tale antagonismo si riflette in quello analogo tra il “super-io” e lo “io antitetico” [Nota 1].

Non è difficile immaginare altre situazioni di conflitto tra bisogni. Per fare un esempio, l’io possessivo potrebbe spingere il soggetto ad un comportamento disonesto o asociale (quindi conflittuale rispetto ai bisogni sociali) per ottenere un aumento di potere o di possesso, così come la fame può spingere una persona a rubare, col rischio di perdere per sempre la sua buona reputazione, essenziale per essere accettato dal gruppo di appartenenza.

In un conflitto tra bisogni (non importa se primari o secondari), se nessuno dei bisogni contendenti riesce a prevalere, si può arrivare ad uno stallo parziale o totale del comportamento o ad un comportamento esitante, inefficiente o improduttivo e comunque ad una mancata o insufficiente soddisfazione di uno dei bisogni conflittuali o di entrambi.

Di fronte alla permanente insoddisfazione di un bisogno primario o secondario, gli agenti inconsci possono adottare le seguenti tattiche:

  • rimozione del bisogno, cioè rinunciare alla sua soddisfazione, dimenticarlo, evitare ogni situazione che possa rievocarlo o riattivarlo, accettando inconsciamente le conseguenze della rinuncia sulla salute fisica e mentale e la relativa sofferenza
  • sostituzione del bisogno con un altro surrogato (secondario) rivolto verso oggetti analoghi o virtuali; ad esempio il bisogno di pornografia per surrogare l’impossibilità di rapporti sessuali reali, oppure seguire una certa moda per soddisfare il bisogno di appartenenza e normalità in assenza di altre possibilità di soddisfarli
  • compensazione del bisogno con un altro (secondario) che possa fungere da rimedio; ad esempio, non potendo superare un rivale, danneggiarlo calunniandolo, oppure emigrare in luoghi in cui non sono presenti rivali considerevoli, o compensare la propria inferiorità in un certo campo coltivandone un altro in cui è possibile essere superiori
  • anestesia del bisogno attraverso l’uso di alcool e altre droghe, gioco d’azzardo, o procurandosi dolori e sofferenze ecc., in modo da assorbire tutta l’energia psichica e “addormentare” o “neutralizzare” chimicamente il bisogno insoddisfatto; questi rimedi, provocano generalmente assuefazione, diventando intensi bisogni essi stessi, sostituiscono i bisogni insoddisfatti e ne favoriscono rimozione nell’inconscio
  • distrazione del bisogno attraverso la pratica esagerata di sport, shopping, viaggi, attività stressanti o rischiose, ascolto incessante di musica ecc. in modo da distrarre l’attenzione dell’io cosciente dal bisogno insoddisfatto; questi rimedi possono provocare assuefazione e diventare bisogni essi stessi che sostituiscono i bisogni insoddisfatti favorendone la rimozione nell’inconscio

I bisogni sostitutivi, compensativi, anestetici e distraenti possono essere indotti dalla pubblicità, che è infatti l’arte di indurre bisogni artificiali o di far leva sui bisogni autoindotti per convincere gli individui ad acquistare prodotti che promettono di soddisfare i bisogni stessi.

L’insoddisfazione dei bisogni primari e secondari di qualunque tipo causa generalmente una sofferenza acuta o cronica nel soggetto (psichica e/o psicosomatica)  e difficoltà più o meno gravi nei suoi rapporti con gli altri.

Supponendo che le emozioni e i sentimenti costituiscano un sistema di segnalazione all’io cosciente del grado di soddisfazione o insoddisfazione dei bisogni del soggetto, un conflitto tra bisogni provoca normalmente sensazioni di sofferenza o comunque sgradevoli.

Il problema della conflittualità tra bisogni si manifesta in modo più evidente se mettiamo in relazione i bisogni (consci e/o inconsci) di un individuo con quelli degli altri individui con cui interagisce. E’ infatti ovvio che, maggiore è la conflittualità tra i bisogni di due individui, tanto più improbabile sarà tra loro un rapporto soddisfacente e produttivo.

Estendendo il discorso al livello delle società, sono convinto che le tragedie dell’umanità siano dovute essenzialmente alla conflittualità (interna ed esterna) nei bisogni umani, e che la situazione possa migliorare se l’uomo riesce a ridurre tale conflittualità. Questa può essere ridotta sia trovando soluzioni per aumentare le risorse economiche a disposizione della collettività e/o distribuendole in modo più equo, sia mediante una migliore comprensione della mente umana da parte di tutta la popolazione. Per realizzare il secondo obiettivo, ritengo necessario un progresso della psicologia (ancora troppo frammentaria, dispersiva e anacronistica rispetto alle scoperte scientifiche) e il suo insegnamento nelle scuole pubbliche sin dal livello elementare, oltre a metodi psicoterapeutici più efficienti e meno costosi rispetto a quelli attualmente disponibili. La psicologia dei bisogni si propone di dare un contributo in tal senso.

Così come il compito della psicologia dei bisogni dovrebbe essere quello di studiare i vari modi in cui si generano i conflitti tra i bisogni umani, e gli ostacoli alla loro soddisfazione, la psicoterapia dovrebbe avere come obiettivo la correzione delle strategie di soddisfazione dei bisogni primari e l’eliminazione o correzione di quei bisogni secondari (insiti nelle strategie stesse) che, a seguito di una apposita analisi, appaiono controproducenti.

In altre parole, la psicoterapia dovrebbe realizzare una correzione o riprogrammazione degli agenti inconsci. In quanto ai bisogni primari si suppone che non siano modificabili in quanto determinati geneticamente, ma che possano essere “gestiti” razionalmente nel senso di  soddisfarli in modo consapevole, con le precauzioni opportune e le inevitabili rinunce più o meno grandi.

Affinché la terapia possa raggiungere i suoi obiettivi di analisi e correzione, è necessario neutralizzare eventuali paure che possono limitare il paziente nella sua capacità di comprendere le sue criticità e opporre resistenza a qualunque cambiamento nella sua personalità e nei rapporti con gli altri.

Chiariti gli scopi della terapia, dobbiamo chiederci chi dovrebbe essere l’artefice (cioè autore e operatore) dell’analisi e della correzione (cioè se il terapeuta, il paziente o entrambi) e con quali metodi e strumenti essa possa essere realizzata in modo efficace ed efficiente.

In quanto all’artefice, credo che questo debba essere il paziente con un aiuto di durata più o meno lunga da parte di un terapeuta, il quale dovrebbe giocare il ruolo di consulente per la parte teorica e facilitatore per la parte pratica della terapia.

In quanto ai metodo, esso dovrebbe consistere in:

  • Un supporto morale costante da parte del terapeuta, durante tutta la durata della terapia. Tale supporto, facendo leva sull’indispensabile empatia del terapeuta nei confronti del paziente, deve far sentire a questo che c’è qualcuno che lo ascolta, lo capisce e che, senza giudicarlo, lo aiuta a risolvere i suoi problemi, incoraggiandolo a portare alla coscienza ed affrontare, non più da solo, i nemici che si annidano nella sua mente, che lo affliggono e gli rendono la vita difficile.
  • Una fase analitica, che include la ricerca, identificazione e valutazione di tutti i bisogni primari e secondari e delle eventuali paure, aventi un ruolo rilevante nel disagio del paziente, e una valutazione della relativa conflittualità, divergenza e incompatibilità (sia interna, sia rispetto ai bisogni delle altre persone significative per la vita del paziente). In altre parole si tratta di individuare i bisogni frustrati, come pure quelli (propri e/o altrui) che causano la loro frustrazione, e che possiamo chiamare bisogni frustranti (tra cui le paure, in quanto bisogni evitanti). Un esempio di bisogno frustrante è quello di obbedire ai propri genitori (bisogno secondario finalizzato alla soddisfazione del bisogno primario di appartenenza sociale) anche quando i genitori  impongono al soggetto di rinunciare alla soddisfazione di uno o più bisogni primari riguardanti la sessualità o i bisogni di individuazione. Questa fase può essere facilitata dall’uso di repertori, questionari, formulari e guide.
  • Una fase correttiva, che include una serie di esercizi di stimolazione e fronteggiamento (confronting) utilizzando mezzi quali parole dette, ascoltate o scritte dal paziente, o fotografie stampate o registrate in un videoregistratore o computer, o film, in grado di evocare esplicitamente o implicitamente, direttamente o indirettamente, sia i bisogni frustrati che quelli frustranti individuati durante la fase analitica. Nel seguito mi riferisco a tali mezzi col termine di evocatori. Essi possono essere considerati come metafore dei bisogni o delle paure che evocano.

Le fasi analitica e correttiva sono ricorsive e intrecciate nel senso che si alternano e si ripetono procedendo attraverso sviluppi e affinamenti successivi. L’intreccio consiste nel fatto che, durante la fase correttiva, emergono normalmente elementi utili a sviluppare ulteriormente la fase analitica, e vice versa, come rappresentato dalle frecce nella figura precedente.

Durante la fase correttiva i conflitti (interni ed esterni) tra bisogni, nonché le paure, vengono portati alla coscienza, e rappresentati mediante evocatori appositamente raccolti o creati. Per il successo della terapia è importante che gli evocatori dei bisogni frustrati (tra cui le paure) e di quelli frustanti siano percepiti in un comune quadro sinottico.

La visione sinottica delle criticità è fondamentale. Infatti, nella vita di tutti i giorni, al paziente capita raramente di avere una consapevolezza simultanea dei suoi bisogni frustrati e di quelli frustranti, anche perché gli agenti inconsci tendono a far tacere, cioè a rimuovere, i bisogni frustrati a favore di quelli frustranti. In altre parole, in caso di conflitto tra bisogni, gli agenti inconsci tendono a far emergere all’io cosciente solo quelli che hanno la meglio nella competizione.

Una volta che il paziente, con l’aiuto del terapeuta, ha individuato un bisogno secondario frustrante, e capito, a livello razionale, che esso non ha ragione di esistere oppure che il suo peso nell’economia mentale è eccessivo, il metodo prevede che il paziente si esponga ripetutamente alla visione, ascolto o raffigurazione mentale di evocatori di quel bisogno, unitamente a evocatori dei bisogni da esso frustrati, finché il bisogno frustrante non verrà sufficientemente depotenziato.

Questa esposizione agli evocatori avrà l’effetto terapeutico di ridimensionare in modo più soddisfacente e adeguato i rapporti di forza tra bisogni, Infatti, quando il conflitto tra due bisogni avviene a livello inconscio, di solito vince quello che è più anziano nella storia evolutiva della psiche, essendo il più radicato. Se invece il conflitto avviene a livello conscio e razionale (vale a dire se il paziente è pienamente consapevole del conflitto e lo vede rappresentato sinotticamente) allora prevale il bisogno considerato razionalmente più “soddisfacente” rispetto agli interessi generali del paziente.


[Nota 1]: L’io antitetico è una intuizione di Luigi Anepeta descritta nel suo saggio “La politica del super-io”; essa è fondamentale nella sua teoria “struttural-dialettica”.


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