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La Psicologia dei bisogni si basa sull’idea che il piacere e il dolore siano gli elementi costitutivi di ogni emozione e sentimento, e che dipendano, rispettivamente, dalla soddisfazione e dalla mancata soddisfazione di particolari bisogni.

Una conseguenza di tale idea è che, per soffrire il meno possibile e godere il più possibile, un essere umano dovrebbe soddisfare al meglio, e in modo sostenibile, un insieme di bisogni propri e, data la nostra interdipendenza, altrui.

Tale obiettivo è tutt'altro che facile da raggiungere a causa di alcuni conflitti strutturali della società e della mente individuale. La comprensione di tali conflitti richiede una visione sistemica ed ecologica della natura in generale, della cultura, degli altri e di noi stessi, una visione che tenga conto, tra le altre cose, di ciò che ci differenzia e delle resistenze ai cambiamenti da parte di tutti gli esseri viventi.

Questo libro offre una serie di idee e di strumenti utili in tal senso.  Esso contiene:

  • una descrizione della natura umana basata su idee di diversi autori sulla vita, la mente, l'uomo e la società;
  • una metodologia e un insieme di strumenti da usare come complemento di psicoterapie di qualunque tipo o per l’automiglioramento;
  • un insieme di risorse multimediali per stimolare l'immaginazione e il pensiero creativo.

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Sarò grato a tutti quelli che mi invieranno i loro pareri, suggerimenti o domande su questo lavoro tramite la pagina contatto.

Bruno Cancellieri

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Introduzione
Da quando ero bambino, e per gran parte della mia vita, ho sofferto di un malessere esistenziale che non riuscivo a definire e di cui ancora meno potevo comprendere le cause. Intuivo soltanto che riguardava i miei rapporti con gli altri e le differenze tra me e loro. Di una cosa ero però certo: capire la natura e le cause delle mie sofferenze mi avrebbe aiutato a sconfiggerle, o almeno ad alleviarle.  Cominciai così ad interessarmi di psicologia, convinto che mi avrebbe aiutato a far luce sui miei problemi e a superarli, e feci le mie prime esperienze di psicoterapia, che interrompevo dopo alcune settimane, avendo constatato la loro inefficacia e il tentativo del terapeuta di inserirmi nei suoi schemi teorici predefiniti senza tener conto delle mie uniche particolarità. Mi sembrava infatti più utile e produttivo studiare come autodidatta la psicologia, allettato dalle sue promesse di miglioramento personale e sociale.  Tuttavia scoprii presto che non esisteva una sola psicologia, ma tante e diverse, che si ignoravano o si screditavano reciprocamente, e sebbene ciascuna pretendesse di non aver bisogno delle altre, nessuna mi sembrava sufficiente per affrontare i miei problemi. Tra tutti i libri di psicologia in circolazione, avrei voluto trovarne uno che mettesse insieme idee utili provenienti da diverse teorie psicologiche, vale a dire un manuale da utilizzare in tutte le occasioni per comprendere e affrontare i problemi psicologici miei e altrui, col fine ultimo di soffrire di meno e godere di più. Ma un tale libro non l’ho mai trovato, ed è così che, dopo tante esitazioni e alcune esperienze umane e letterarie che mi hanno particolarmente illuminato, ho deciso di scriverlo io stesso, sia per mettere in ordine tutto ciò che ho imparato durante le mie ricerche di una vita, sia per permettere ad altre persone di beneficiare di quanto io ho appreso. Il risultato è il libro che state leggendo e che spero possa esservi utile, come le cose che vi troverete lo sono state per me.  
  Ho scritto questo libro allo scopo di comprendere (nei limiti del possibile) come siamo fatti e come funzioniamo, specialmente per quanto riguarda i nostri sentimenti, le nostre motivazioni, le nostre conoscenze e i nostri rapporti con gli altri. Ho scelto come titolo Psicologia dei bisogni perché ritengo la ricerca psicologica indispensabile per comprendere i motivi e le logiche dei nostri comportamenti, e perché considero i bisogni (e le loro dinamiche di soddisfazione) essenziali per la formazione e il mantenimento della vita degli organismi e per la conservazione delle relative specie. Nonostante il titolo, questo lavoro non è specialistico, ma generalista. Infatti esso ha l’ambizione di includere, a grandi linee, tutto ciò che è importante comprendere (mediante gli strumenti delle scienze naturali e di quelle umane e sociali) per vivere una vita soddisfacente per quanto possibile. Alla profondità e al dettaglio ho preferito la completezza e la visione d'insieme, alla conoscenza specialistica la comprensione generale. Durante le mie ricerche ho raccolto dal patrimonio scientifico e letterario sulla natura umana (psicologia, filosofia, sociologia, antropologia, neuroscienze, letteratura ecc.) una quantità di nozioni per lo più specialistiche e frammentarie, come dettagli di un tutto indefinito. Riflettendo criticamente su tali nozioni, ho selezionato alcuni autori che ritengo utili rispetto allo scopo di questo libro, e ho integrato e riassunto le loro idee in una struttura logica organica. Ciò che vi è di originale in questo lavoro sono, a mio parere, i collegamenti che ho  stabilito tra idee di diversi autori, e la mia comprensione dei loro concetti. Inoltre, qui ho descritto pratiche e strumenti per la psicoterapia e l'automiglioramento che ho concepito e sperimentato su me stesso. Il fine ultimo di questo libro è quello di aiutare (me stesso e gli altri) a diventare più saggi, cioè più capaci di conoscere e soddisfare i bisogni propri e altrui e, di conseguenza, essere felici per quanto possibile. Tutto ciò, in modo sostenibile per la persona, la società e l'ambiente in senso ecologico. A tale scopo ho cercato di coprire gli aspetti più significativi dell'esistenza umana in un documento utilizzabile come un vademecum. Definirei il mio approccio allo studio della natura umana pragmatismo sentimentale nel senso che io considero i sentimenti (ovvero il piacere e il dolore in tutte le loro possibili forme, intensità e manifestazioni) le cose più reali e importanti per un essere umano, e la misura di ogni valore. La scrittura di questo libro è stata difficile, anzi tormentata, non tanto per la complessità della materia trattata quanto per un conflitto tra due bisogni antitetici (nel senso che la soddisfazione dell’uno comporta la frustrazione dell’altro): da una parte il bisogno di perseguire la conoscenza e la saggezza, di creare qualcosa di originale e utile, di verbalizzare e condividere le mie idee; dall'altra quello di essere apprezzato, accettato e amato dagli altri per quanto possibile. Tale conflitto è dovuto al fatto che, normalmente, tendiamo a considerare come una minaccia coloro che ritengono di avere qualcosa di nuovo da insegnarci sulla natura umana (e, di conseguenza, sulla nostra personalità). La minaccia consiste nel rischio di scoprire di avere idee sbagliate, illusorie e/o lacunose sulla vita, sulla natura, sugli altri e su noi stessi.  In tal senso, questo lavoro è stato per me una sfida e una sorta di autoterapia. Vedi anche: Sommario della Psicologia dei bisogni. Ringraziamenti

Ringrazio tutti quelli che con le loro dimostrazioni di stima, mi hanno incoraggiato a realizzare questo lavoro, e in particolare:

  • il mio amico psichiatra, psicoanalista e filosofo "panantropologo" Luigi Anèpeta, senza i cui insegnamenti non avrei potuto concepire questo libro;
  • la psicologa Claudia Muccinelli che mi ha assistito nella strutturazione e revisione del testo;
  • il mio amico Giovanni Milone per le lunghe ore passate insieme su Skype a scambiare idee, fare ipotesi e discutere sulla natura umana e il funzionamento della mente;
  • la mia amica Laura Gentili, per il suo prezioso contributo al miglioramento del mio stile linguistico;
  • mia figlia Laura, per i suoi eccellenti consigli su come strutturare il libro e cosa aggiungervi per renderlo più interessante per i potenziali lettori.
Prossimo capitolo: Saggezza e felicità. [includeme file='tts.php']

Il tutto e le parti, il caso e la necessità
Nei capitoli che seguono parlo della natura umana e della mente. Essendo convinto che sia impossibile comprendere un concetto al di fuori di un certo contesto, voglio qui parlare del contesto in cui una mente e un essere umano possono esistere e funzionare. Innanzitutto occorre definire due termini fondamentali: il "tutto" (o "intero") e la "parte". Penso che il concetto di "tutto" non richieda spiegazioni, che sarebbe comunque difficile, se non impossibile, fornire in modo non tautologico. Penso anche che ogni "tutto" sia costituito da "parti" e che ogni cosa sia parte di un "tutto". Dicendo "un tutto" anziché "il tutto", intendo dire che possiamo parlare di vari "tutto", ovvero considerare qualsiasi cosa un tutto divisibile in parti. Inoltre possiamo dire che ciascun tutto sia parte di un tutto di livello superiore. Non sappiamo se esista qualcosa che non sia divisibile in parti, e non sappiamo nemmeno se l'universo non faccia parte di un tutto di livello superiore, ma queste domande non rientrano nello scopo di questo libro. Consideriamo dunque l'universo (o il mondo così come lo conosciamo) come il tutto di livello più alto e proviamo a dividerlo in parti. C. G. Jung ha diviso la realtà in due parti: il pleroma e la creatura, intendendo col primo termine l'insieme degli esseri non viventi (quindi il regno minerale) e col secondo l'insieme degli esseri viventi (microrganismi, vegetali e animali, tra cui l'uomo). Sia il pleroma che la creatura non sono statici, ma cambiano continuamente nello spazio e nel tempo. Per la scienza i cambiamenti del pleroma sono soggetti alle sole leggi della fisica (per esempio i due principi della termodinamica). I cambiamenti della creatura, che è costituita da pleroma con caratteristiche particolari, sono invece soggetti sia alle leggi della fisica che a quelle della biologia. Per le religioni più comuni sia il pleroma che la creatura sono soggetti anche ai voleri delle divinità, ma in questo libro non tengo conto del pensiero religioso su questo argomento. Secondo il determinismo (inteso come corrente filosofica) nulla avviene per caso, ovvero in modo non soggetto a qualche legge. Io credo che in senso stretto, cioè a livello molecolare e submolecolare, ciò sia vero; tuttavia ai fini pratici credo che il caso, inteso come imprevedibilità, non solo esista ed agisca, ma che abbia anche una precisa funzione nell'ambito della vita, una funzione determinante ovvero indispensabile per la conservazione delle specie. Basti pensare alla casualità con cui si determina il patrimonio genetico di un nascituro mescolando in modo casuale i geni dei genitori nella riproduzione sessuata. Per quanto riguarda il pleroma, per convincersi dell'intervento del caso basta guardare la varietà delle forme e delle disposizioni dei crateri della luna, che non seguono alcuna legge se non per quanto riguarda la loro costituzione fisico-chimica. Possiamo dunque, almeno ai fini pratici, affermare, citando Jacques Monod, che il mondo sia governato dal caso e dalla necessità, intendendo per caso l'imprevedibilità di certi eventi e per necessità il rispetto delle leggi fisiche e (per quanto riguarda la creatura) biologiche. Le necessità (o leggi) fisiche sono ineluttabili, cioè non possono essere disattese. Le necessità (o leggi) biologiche, che a mio parere coincidono con i bisogni, sono relative, cioè possono essere disattese, ma la non soddisfazione di un bisogno può causare la morte di un organismo, di un suo organo o la cessazione temporanea o permanente di una sua funzione. Un tutto può essere organizzato o disorganizzato. Nel primo caso le sue parti interagiscono in modi tali da conferire al tutto proprietà non presenti in alcuna delle sue parti; nel secondo il tutto è un insieme amorfo di parti senza particolari relazioni e interazioni tra loro. Un tutto organizzato viene comunemente chiamato sistema. Un oggetto può essere parte di più sistemi, ovvero di più contesti. Perciò la realtà è complessa e inestricabile, e ogni sua semplificazione è arbitraria. Possiamo definire l'organismo umano un sistema costituito a sua volta da sistemi di livello inferiore (che possiamo chiamare sottosistemi). Non sappiamo se aggregazioni di organismi come esseri umani, animali o piante, costituiscano un sistema, cioè un tutto organizzato. Sappiamo però che essi interagiscono in modo più meno simbiotico. Pertanto possiamo definire la biosfera un tutto ecologico. La mente umana è dunque parte di un tutto che è l'organismo umano, ovvero di un esemplare della specie Homo Sapiens, che a sua volta è parte della biosfera terrestre. Questa è costituita da esseri viventi interdipendenti, ed è soggetta alle leggi della fisica (in quanto costituita da pleroma) e della biologia, e a un certo grado di casualità. Il caso è in parte necessario per garantire la conservazione e l'evoluzione delle specie (nel senso di una più resiliente biodiversità) e in parte superfluo o potenzialmente dannoso. Prossimo capitolo: Significato, metodo e limiti della conoscenza. [includeme file='tts.php']