Agenti mentali

Per agente mentale o dèmone intendo una parte della mente capace di agire, ovvero di interagire con altre parti della mente stessa al fine di soddisfare dei bisogni dell’organismo. L’io cosciente è l’unico agente mentale conscio, tutti gli altri sono inconsci.

Gli agenti mentali influenzano direttamente o indirettamente il comportamento dell’individuo essendo capaci di suscitare particolari sentimenti, pensieri e motivazioni in risposta a particolari stimoli.

Gli agenti mentali sono immateriali come la mente che li contiene e, in quanto tali, non sono né visibili né misurabili, ma solo ipotizzabili. Io, infatti, suppongo l’esistenza degli agenti mentali in quanto, senza ricorrere concettualmente ad essi, non potrei spiegare l’attività e il funzionamento della mente.

Gli agenti mentali da me ipotizzati corrispondono ai processi descritti come segue da Marvin Minsky.

“Il cervello umano è una vasta società organizzata, composta da molte parti diverse. Dentro il cranio dell’uomo sono stipati centinaia di tipi diversi di motori e organizzazioni, meravigliosi sistemi evolutisi e accumulatisi nel corso di centinaia di milioni di anni. Alcuni di questi sistemi, ad esempio le parti del cervello che ci fanno respirare, funzionano in modo pressoché indipendente. Ma nella maggioranza dei casi queste parti di mente devono convivere con le altre, in un rapporto che è a volte di collaborazione, ma più spesso di conflitto. Ne consegue che le nostre decisioni e azioni non hanno quasi mai spiegazioni semplici e univoche, ma sono in genere il risultato delle attività di grandi società di processi in continuo rapporto di sfida, di contrasto o di sfruttamento reciproco. Le grandi possibilità dell’intelligenza derivano da questa enorme diversità, e non da pochi principi semplici.”

Io considero gli agenti mentali come sottosistemi del sistema cibernetico generale che è la mente. Non possiamo esplorare e analizzare la mente mediante strumenti tecnologici, ma possiamo ipotizzare la sua struttura e il suo funzionamento facendo ingegneria inversa (dall’inglese reverse engineering), cioè osservando il comportamento esterno dell’organismo, essendo questo determinato dai processi che avvengono nella mente stessa.

E’ impossibile stabilire quanti siano gli agenti mentali che compongono la mente, possiamo solo fare solo delle ipotesi. Io ipotizzo, ad esempio, che vi sia almeno un agente mentale per ogni bisogno dell’organismo. In tale ipotesi, considerata la conflittualità tra certi bisogni (come discusso nel capitolo Conflitti e sinergie tra bisogni – Origine dei disturbi mentali), suppongo che gli agenti mentali possano interagire in modo in modo cooperativo o competitivo.

Un’altra mia ipotesi è che vi sia un agente mentale per ogni persona significativa che il soggetto ha incontrato e con la quale ha stabilito un rapporto affettivo positivo o negativo. In tal caso parliamo di persona interiorizzata.

Suppongo infatti che dentro di noi ci siano, in forma simbolica, tutte le persone importanti con cui abbiamo interagito nel corso della nostra vita, e quelle immaginarie che vorremmo incontrare e con cui vorremo interagire.

Rifacendoci alla cultura classica, possiamo chiamare dèmoni sia gli agenti mentali che presidiano i bisogni, sia quelli che rappresentano persone conosciute. Il termine dèmone non è da intendersi come diavolo ma come entità psicodinamica capace di suscitare sentimenti e motivazioni nella persona che lo ospita.

Non si tratta di entità metafisiche ma bio-logiche, cioè di agenti mentali emergenti dalle attività dei nostri neuroni. Ognuno di questi dèmoni ci suggerisce, chiede, promette o minaccia qualcosa. Alcuni ci spingono ad andare in certe direzioni, altri in altre, e noi dobbiamo decidere a chi obbedire e a chi disobbedire, chi seguire e chi ignorare.

Le persone significative che abbiamo interiorizzato sono più importanti di quelle reali perché sono sempre attive dentro di noi e ci guidano anche quando le persone reali corrispondenti non esistono più o sono diverse da quelle interiorizzate.

Il demone in informatica e in filosofia

In informatica, il dèmone (in inglese daemon) è un programma eseguito in background, cioè in modo continuativo simultaneamente all’esecuzione dei processi applicativi.  I compiti e le attività di un dèmone possono essere le più diverse e riguardare il funzionamento generale del computer (sistema operativo) o applicazioni particolari pronte ad entrare in azione in qualunque momento. Più dèmoni possono essere attivi simultaneamente.

Nella filosofia greca e in varie religioni il dèmone è una figura soprannaturale.  In generale si tratta di un essere che si pone a metà strada fra ciò che è divino e ciò che è umano, con la funzione di intermediario tra queste due dimensioni. A seconda degli autori e delle particolari filosofie, religioni e culture, il demone può essere più o meno malvagio.

Per Eraclito il dèmone corrisponde al carattere o indole dell’uomo, che determina il suo destino.

Per Socrate il dèmone è una guida divina, cioè una coscienza morale che lo assiste in ogni decisione, non tanto per indurlo a fare certe cose quanto per distoglierlo dal farle, se esse procurano il male.

Per Senocrate i dèmoni possono essere sia buoni che cattivi e corrispondono agli dèi in lotta tra di loro, trasferendo così sulla terra, negli umani, il conflitto tra bene e male.

Per Alessandro d’Afrodisia il dèmone di ogni individuo è la sua stessa natura.

Per quanto sopra, ritengo appropriato usare il termine dèmone come sinonimo di agente mentale.

Agenti mentali come sottosistemi cibernetici che presidiano bisogni

Io considero l”agente mentale (o dèmone) la personificazione di un bisogno, ovvero il suo tutore, nel senso che si occupa di ottenere la sua soddisfazione e di evitare la sua frustrazione. Ciò avviene indipendentemente dall’attività dell’io cosciente, vale a dire inconsciamente, automaticamente e involontariamente.

Ogni agente mentale è costituito da un software, ovvero da una logica che determina il suo comportamento. In altre parole, ogni agente mentale si comporta secondo un programma (o algoritmo) che determina lo scambio di informazioni con gli altri agenti mentali sulla base delle informazioni ricevute.

Possiamo ipotizzare l’esistenza di gerarchie di agenti mentali, ovvero di agenti che utilizzano i servizi offerti loro da agenti subordinati. Possiamo inoltre ritenere che un agente mentale sia in grado di attivarne o disattivarne altri.

Le motivazioni e i comportamenti dell’individuo sono, a mio parere, i risultati della volontà congiunta di tutti i suoi agenti mentali, tenendo presente che ognuno di essi ha un peso più o meno grande, che varia da persona a persona. Di conseguenza, in caso di conflitti tra dèmoni, può succedere che l’individuo limiti il suo comportamento rinunciando ad una quantità di opzioni, o si paralizzi del tutto, come discusso nel capitolo Conflitti e sinergie tra bisogni – Origine dei disturbi mentali.

Il concetto di agente mentale o dèmone è importante per ridimensionare l’importanza dell’io cosciente, il quale non è il padrone né il direttore della mente (anche se si illude di esserlo), ma un agente come altri, con la differenza che è dotato di consapevolezza, ancorché molto limitata.

In altre parole, anche l’io cosciente ha un suo software che risponde algoritmicamente alle informazioni che gli arrivano da altri agenti mentali sotto forma di percezioni cognitive, sentimenti e motivazioni. In tal senso l’io cosciente non è libero (o lo è entro limiti molto ristretti), come discusso nel capitolo dedicato al Libero arbitrio.

Prossimo capitolo: Mappa cognitivo-emotivo-motiva.